GEORGES DIDI-HUBERMAN

Ninfe Sfuggenti

Lectio Magistralis

Georges Didi-Huberman è uno storico dell'arte francese la cui ricerca abbraccia le arti visive, la storiografia d'arte, la psicoanalisi, le scienze umane e la filosofia. Ha studiato storia dell'arte e filosofia presso l'Université de Lyon e conseguito il dottorato presso l'École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS) di Parigi nel 1981, sotto la guida di Louis Marin.
Nel suo lavoro Didi-Huberman approfondisce tre tematiche: una lettura critica della tradizione della storia dell'arte, la localizzazione di una filosofia delle immagini alternativa nell'opera di Sigmund Freud e Aby Warburg, e gli studi nella poetica dell'arte contemporanea. Concentrandosi sulla storia e la teoria delle immagini così come sulla storia dell'antropologia e della psicoanalisi dal Rinascimento fino all'arte contemporanea, Didi-Huberman sottolinea i problemi dell'iconografia nel XIX secolo e la loro ricezione e trasformazione nelle correnti artistiche del XX secolo. Nei suoi libri sulla metapsicologia dell'immagine ("Ce que nous voyons, ce qui nous regarde", "Ciò che vediamo, ciò che ci guarda" del 1992), o £Ninfa moderna, Essai sur le drapé tombé, "Ninfa Moderna. Saggio sul panneggio caduto") Didi-Huberman assume una prospettiva ermeneutica e fenomenologica e riflette sulle opere di Aby Warburg, Walter Benjamin e Georges Bataille in riferimento a un'estetica della ricezione e della produzione. Con le sue indagini, Didi-Huberman contribuisce in modo significativo ad ampliare le metodologie della storia dell'arte e delle belle arti. Le sue indagini sulle implicazioni della psicoanalisi per lo studio delle immagini, in particolare sul concetto di sintomo, aprono, sia per la storia dell'arte che delle belle arti, verso una teoria e filosofia dell'immagine che non trascura gli aspetti psicologici dell'arte e dello sguardo.

Estratto dalla lecture magistralis "Ninfe Sfuggenti"

"… Che siano scolpite nel marmo, fissate sotto il colore del pittore o che stiano sfilando, uscite dal proiettore cinematografico, le immagini fluiscono e rifluiscono: vivono di un movimento di risacca che ce le rende allo stesso tempo molto vicine (carezzevoli, intime) e molto lontane (misteriose, ritirate). Tale è la loro imprescindibile qualità <<anadiomene>>, così come la si ritrova in ogni Nascita di Venere. Le immagini roteano, si muovono qui e altrove, si ritirano e tornano verso di noi fino a riavvolgersi nell'<<antro della piovra>> dei nostri psichismi inconsci, al di fuori della nostra vista, poiché al centro di noi stessi…

… Ninfa fluida è così: sempre sfuggente, ma sempre presente. Viene e ritorna. Sopravvive. Infatti ciò che dura di più, più a lungo, non è un fluido o <<una>> fluida? Nel lungo confronto tra mare e promontorio è certamente il promontorio che un giorno sprofonderà, anche se oggi lo vediamo lì a incutere soggezione, enorme, fallico. Il mare <<durerà>> proprio perché non è <<duro>>, perché non si impone come un blocco e trae la sua forza solo dalla sua capacità di ritirarla, in questo incessante movimento di risacca, di flusso e riflusso. Ninfa fluida è così: antica e perduta, eppure sempre presente, qui, fino a noi. Quindi nostra contemporanea, ma sempre, nel suo stesso desiderio, alla ricerca del tempo perduto…" Georges Didi-Huberman

 

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