15 settembre ore 21

SALA DEL BUONUMORE
Piazzetta Belle Arti 2, firenze

ENSEMBLE DI MUSICA CONTEMPORANEA (EMC) DEL CONSERVATORIO LUIGI CHERUBINI (Firenze)

 

Hans Werner Henze (1926-2012)    
Qual rugiada (1963)
da Ariosi

Giovanni Pontoni (1988)
Think my cat's going crazy (2014)

Emilio A. Pischedda (1984)
L’accenno... (2014)

Francesco Oliveto (1974)
Tangenza del niente (2014)

Arrigo Benvenuti (1925-1992)
FroBorSal's Trio (1973)
per trio di chitarre

Francesca Caponi (1985)
Felicità (2014)

Antonino Giccone (1986)
Nausicaa (2014)

Ian Cecil Scott (1989)
Polifoneco

Niccolò Castiglioni
(1932-1996)
Consonante (1962)


Sala del Buonumore
Piazzetta delle Belle Arti 2, Firenze
ingresso libero | free entrance

 

 

L’Ensemble di Musica Contemporanea nasce dall’omonimo corso del Conservatorio “Luigi Cherubini” e raccoglie studenti del nuovo ordinamento iscritti al Triennio e  Biennio sperimentale. Per sua natura, quindi, non è una formazione stabile, ma varia di anno in anno in funzione delle iscrizioni e delle adesioni alla materia. Lo scopo principale del corso è  dare ai partecipanti un primo contatto con la musica del Novecento, praticamente assente dai programmi accademici dei conservatori italiani. Una particolare attenzione è riservata a quegli autori che abbiano in passato operato in ambito fiorentino o all’interno del Cherubini stesso. Luigi Dallapiccola, Pietro Grossi, Clemente Terni (di cui ricorre quest’anno il decimo anniversario della morte), e i sei esponenti della Schola Fiorentina (Carlo Prosperi, Sylvano Bussotti, Arrigo Benvenuti, Reginald Smith-Brindle, Bruno Bartolozzi, Alvaro Company) sono  gli autori che l’EMC frequenta maggiormente, con l’intento di scoprire, valorizzare e divulgare le partiture che hanno segnato la storia della musica nuova nella Firenze del dopoguerra. 

Oltre a ciò l’EMC è lo strumento tramite il quale si realizzano molte delle partiture prodotte dalle classi di Composizione.  Gli studenti compositori, selezionati dai loro maestri, lavorano spalla a spalla con gli strumentisti che compongono l’Ensemble. Costruiscono così i loro nuovi pezzi ed hanno l’occasione di sperimentare le vie che  li porteranno a definire il proprio linguaggio e ad affinare i propri mezzi espressivi. Questa collaborazione e questo confronto danno dei risultati entusiasmanti: un desiderio reciproco di conoscenza e di approfondimento delle rispettive competenze, quelle degli autori e degli esecutori, nella consapevolezza  comune della complementarietà dei ruoli di  ciascuno.

Il programma che l’EMC presenta al pubblico di Firenze Suona Contemporanea, è incentrato su sei brani di autori fiorentini, allievi di composizione del Conservatorio.  Come cornice abbiamo un brano dell’anti-avanguardista Hans Werner Henze e un esempio dell’avanguardia italiana: Consonante di Niccolò Castiglioni, brano dedicato a Wolfang Steinecke, fondatore dei Ferienkurse di Darmstadt. Di Arrigo Benvenuti, esponente della Schola Fiorentina,  FroBorSal’s Trio, una partitura prevalentemente grafica, che rispecchia a pieno le tendenze della musica degli anni Settanta. FroBorSal è l’acronimo di Frosali, Borghese e Saldarelli, i tre componenti del Trio Chitarristico Italiano, al quale il pezzo è dedicato.

 

I Think My Cat's Going Crazy nasce con l'intento di rappresentare momenti di lunaticità, di irrequietezza e di tensione, ma in maniera divertente e fantasiosa, quasi a volerli esorcizzare.
Da qui l'Idea di ispirarsi, divertito, alla visione di un gatto dai comportamenti molto strani...
(Giovanni Pontoni)

 

L'accenno..
E' una breve composizione vocale da camera basata sulla poesia "L'accenno di un canto primaverile" di A. Blok. La struttura formale ed espressiva è costruita su chiari riferimenti testuali e affidata principalmente a voce e pianoforte; oboe e clarinetto completano la composizione con brevi interventi ed effetti coloristici che rimandano a precise situazioni poetiche: "il ventò..", "barlumi..", a loro è inoltre affidato l'accenno del tema musicale "primaverile" sorta di leitmotiv della composizione. La densità espressiva del testo è mantenuta e per così dire tradotta in musica in modo da creare una sorta di aforisma poetico-musicale.
(Emilio Pischedda)

 

Tangenza del niente
Il titolo della composizione s'ispira a una poesia di Eugenio Montale, Annaspando, contenuta nella raccolta Satura del 1971. I tre strumenti impiegati (clarinetto, chitarra elettrica e vibrafono) sono caratterizzati ognuno da una scrittura estremamente eterogenea: i gesti sonori del clarinetto, con le sue acciaccature multiple e glissandi improvvisi, rimandano alla Sequenza IX di Luciano Berio; i "voicing" e l'utilizzo del pedale, affidati alla chitarra elettrica, si rifanno al celebre chitarrista americano Pat Metheny; l'uso estremamente ritmico della celesta, invece, cita alcuni passaggi della Musica per archi, percussione e celesta di Béla Bartók. L'intero brano è una sorta di tentato dialogo tra individui parlanti lingue diverse. Un viaggio teso al conseguimento di un punto tangente che solo nell'assenza del suono, forse, può dirsi veramente presente.
(Francesco Oliveto)

 

Felicità
"Ieri all'improvviso venne a trovarmi la felicità" è questo l'inizio che ha dato l'ispirazione alla compositrice. La poesia è di Magda Ceccarelli De Grada e descrive le sensazioni che la felicità le ha dato. Una felicità, fatta di carezze sottili, che entra improvvisamente nella sua vita e allo stesso modo fugge, impedendole anche solo di tentare di trattenerla. La felicità è per lei solo un ricordo, una realtà ormai dimenticata, una bugia diletta.
(Francesca Caponi)

 

Il titolo Nausicaa nasce solo dopo il compimento dell'opera. Perché Nausicaa? Per la vasta varietà timbrica dell'organico utilizzato, che secondo il sottoscritto ben si combina alle esotiche ambientazioni omeriche; il gioco di risposte e di amalgamazione timbrica proposto fra i vari strumenti mi ha infine suggerito di collegarla a questo particolare momento dell'Odissea, l'incontro di Ulisse con Nausicaa, una velata speranza e attesa da parte di lei, un combattimento interiore da parte di lui e infine l'addio “indolore” fra i due personaggi.
(Antonino Giccone)


Polifoneco
è un brano che sfrutta le leggi di riflessione del suono (eco e riverbero) volendo creare spazi sonori in un percorso “virtuale” fatto di profondità che variano lungo tutta la durata del brano rigenerando fisicamente le riverberazioni della matrice della tromba I con l’ausilio dei due strumenti tromba II e trombone. Le conseguenti sovrapposizioni a tempi sfalsati della linea melodica riproducono polifonie con le quali si crea un moto ciclico sonoro che si sviluppa sulla base di "se stesso". Lo strumento centrale suona la linea principale mentre gli altri due strumenti riproporranno la stessa linea a tempi e intensità sfalsate ricreando nell’ascoltatore, a partire dalla sensazione acustica, mappe cognitive accompagnandolo in mondi ideali ampissimi o strettissimi incorniciati dai colori dell'organo. In poche parole una tromba che suona con se stessa.
(Ian Cecil Scott)