ALFREDO PIRRI
ALVIN CURRAN


"Passi" Museo Novecento Firenze 2015

Il ciclo di opere che portano come titolo comune Passi origina da un lavoro del 2003 alla Certosa di Padula e da allora sono molti i luoghi dove sono state realizzate. Si è trattato sempre di luoghi rilevanti dal punto di vista storico-artistico oppure politico, o, ancora meglio, luoghi dove questi caratteri si fondevano in uno.

Il Museo Novecento di Firenze è uno di questi luoghi, dove le caratteristiche storiche si  uniscono con specifici tratti rappresentativi del ruolo che ha avuto e continua ad avere Firenze nell’immaginario collettivo mondiale. In un certo senso Firenze è la città di tutti i 900 che hanno attraversato la storia dell’umanità, anche prima dell’avvento di questo secolo.

Passi, questa volta, è quindi ambientata oltre che dentro un luogo, dentro questo numero magico creando una sintesi di tutti i 900 del passato e di quelli che verranno. Gli specchi, che si frantumeranno sotto i piedi dei visitatori generando il suono che il musicista e compositore Alvin Curran processerà dal vivo, questa volta, a differenza di altre, non occuperanno l’intero spazio disponibile, ma solo la sua parte “costruita”, un quadrato diviso al centro da una croce che crea quindi altri quadrati, aiuole di un verde omogeneo che saranno incorniciate dentro il blu compatto del cielo e dal grigio della pietra con cui è realizzato l’edificio che si affaccia sul chiostro. I percorsi rettilinei e regolari si spezzeranno sotto il peso dei corpi che li attraverseranno ricreando un’immagine dolente e sfaccettata di un luogo e di un’epoca che ha tentato di saldare il ragionamento logico con l’aspetto religioso e simbolico.
Per la prima volta, grazie all’apporto live di Alvin Curran, si renderà maggiormente evidente quel carattere acustico che l’opera Passi mantiene nel mio immaginario. Quest’aspetto ha sempre avuto un ruolo essenziale,  senza dubbio fino a oggi trascurato, in quanto considerato prevalentemente come un commento all’immagine piuttosto che un fattore insito all’opera stessa. Al contrario, questa volta, Passi sarà una sorta di strumento musicale incastonato dentro lo spazio architettonico. Uno strumento che ognuno sarà chiamato a “suonare” con la sua sola presenza e il suo semplice muoversi dentro lo spazio.
 Lo spazio di Passi si compone come una croce dentro un quadrato e un pozzo tondo nel punto di saldatura fra le due linee/percorso, quasi una testa che unisce le due figure, una crocifissione dentro un quadrato, una sintesi perfetta di umanesimo e fede, una giunzione che  quest’opera proverà a rendere  più evidente per poterla  allo stesso tempo criticare e smontare. Vale a dire: l’arte non è (più o ancora) specchio del mondo ma sua rappresentazione e trasformazione (acustica).

foto chiostro Museo Novecento

Alfredo Pirri
Maggio 2015
 

Democratic, irreverent and traditionally experimental, Alvin Curran travels in a computerized covered wagon between the Golden Gate and the Tiber River, and makes music for every occasion with any sounding phenomena -- a volatile mix of lyricism and chaos, structure and indeterminacy, fog horns, fiddles and fiddle heads. He is dedicated to the restoration of dignity to the profession of making non-commercial music as part of a personal search for future social, political and spiritual forms.
Curran's music-making embraces all the contradictions (composed/improvised, tonal/atonal, maximal/minimal...) in a serene dialectical encounter. His more than 200 works feature taped/sampled natural sounds, piano, synthesizers, computers, violin, percussion, shofar, ship horns, accordion and chorus. Whether in the intimate form of his well-known solo performances, or pure chamber music, experimental radio works or large-scale site-specific sound environments and installations, all forge a very personal language from all the languages through dedicated research and recombinant invention. With a fortuitous bang, he begins his musical journey (1965 in Rome) as co-founder of the radical music collective MUSICA ELETTRONICA VIVA, as a solo performer, and as a composer for Rome's avantgarde theater scene. In the 70's, he creates a poetic series of solo works for synthesizer, voice, taped sounds and found objects. Seeking to develop new musical spaces, and now considered one of the leading figures in making music outside of the concert halls -- he develops a series of concerts for lakes, ports, parks, buildings, quarries and caves -- his natural laboratories. In the 1980's, he extends the ideas of musical geography by creating simultaneous radio concerts for three, then six large ensembles performing together from many European Capitals. By connecting digital samplers to MIDI Grands (Diskklavier) and computers, since 1987, he produces an enriched body of solo performance works -- an ideal synthesis between the concert hall and all sounding phenomena in the world. He creates a visually striking series of sound installations, some of them in collaboration with visual artists including Paul Klerr, Melissa Gould, Kristin Jones, Pietro Fortuna, Umberto Bignardi, Uli Sigg. Throughout these years he continues to write numerous pieces for radio and for acoustic instruments.

 

 

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